Responsabilità del medico di guardia in una casa di cura

La Corte di Cassazione, terza sezione civile, con la recente sentenza n. 25772/2023, depositata il 04.09.23, nel riformare la sentenza di appello nella parte in cui aveva escluso la corresponsabilità di un medico di guardia in una casa di cura recependo integralmente l’opinione dei consulenti d’ufficio, ha affermato che i giudici di merito hanno errato nel loro giudizio perché nella fattispecie occorreva stabilire innanzitutto quale era la “condotta alternativa corretta” e poi valutare se, secondo le leges artis, un qualunque medico specialista in anestesia - informato del peggioramento dei parametri di coagulazione (INR) e di concentrazione di emoglobina (Hb), in una paziente avanti negli anni e sottoposta a recente intervento chirurgico - avrebbe verosimilmente tenuto una condotta conforme o difforme da quella tenuta dal predetto sanitario.

In sostanza l’accertamento della colpa professionale esige la comparazione tra la condotta tenuta in facto e la condotta da tenere in iure; sicché nel caso di specie non era sufficiente rilevare che il medico del turno di notte avesse poche informazioni sulla paziente.

D’altra parte, alla luce dell’interpretazione costantemente fornita dai giudici di legittimità, deve essere ritenuto in colpa il professionista che, senza alcuna valida giustificazione, tiene una condotta difforme da quella che, nelle medesime circostanze, avrebbe tenuto un professionista serio e preparato, e cioè il c.d. “homo eiusdem generis et condicionis”.

In ogni caso, secondo la Suprema Corte, la “giustificabilità” o meno della devianza tra la condotta tenuta dal preteso responsabile dell’illecito rispetto al modello di condotta sopra delineato è un “giudizio”, come tale riservato al giudice e non delegabile a chicchessia, tanto meno all’ausiliario CTU. 

a cura di Sergio Fucci - Giurista e bioeticista, già consigliere presso la Corte d’Appello di Milano