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Danno erariale posto a carico di un sanitario per oltre 236.000,00 euro

Danno erariale posto a carico di un sanitario per oltre 236.000,00 euro

Una paziente di 82 anni, già affetta da cardiopatia fibrillante, in terapia con anticoagulanti orali e ipertensione arteriosa accede presso il Pronto Soccorso di un ospedale per “episodio influenzale con vomito, senza febbre, inappetenza, episodio ripetuto in stato confusionale”.

All’accesso nosocomiale, gli esami ematochimici documentano un incremento della creatinina e delle transaminasi, con tempo di protrombina INR (“International Normalized Ratio”) pari a 2,2, all’interno dei range terapeutici per la patologia da cui è affetta la paziente (cardiopatia fibrillante). 

Successivamente la donna viene ricoverata presso il reparto di chirurgia del medesimo ospedale e gli esami ematochimici documentano un tempo protrombinico INR variabile, in relazione al quale viene somministrata terapia con anticoagulanti orali.

Quando viene dimessa la paziente presenta valori di INR pari a 3,64 e, nonostante ciò, le viene prescritta terapia con un anticoagulante in una posologia raddoppiata rispetto a quanto previsto per il trattamento della cardiopatia fibrillante nel caso specifico.

Al controllo effettuato il 28.02.2012 viene rilevato un valore di protrombina INR di 5,17 ma la terapia non viene sospesa; in data 02.03.2012 viene accertato un valore di INR 11,29. Il rischio emorragico derivante da tale sovradosaggio si concretizza il 07.03.2012, quando viene diagnosticato un ematoma epidurale cervico-dorsale spontaneo produttivo, per effetto compressivo sul midollo spinale, di tetraplegia. Successivamente il quadro clinico si aggrava ulteriormente e la paziente decede il 20.06.2012 nell’ospedale dove era stata ricoverata in seguito all’insorgenza di una grave emorragia.

I congiunti della paziente chiedono alla competente Asl il risarcimento dei danni subiti dall’interessata e da loro e, dopo una CTU preventiva disposta ex art. 696 cpc dal Tribunale su loro ricorso, viene stipulata una ragionevole transazione con pagamento nell’ottobre 2016 della somma di euro 255.000,00 in loro favore.

L’importo in oggetto rimane a carico dell’Asl perché inferiore alla franchigia inserita nel contratto di assicurazione e quindi viene effettuata una segnalazione alla Procura della Corte dei Conti che, espletati gli incombenti di rito, cita in giudizio il medico che aveva effettuato i due controlli sopra indicati sottolineando che la responsabilità erariale del predetto sanitario emergeva in modo chiaro dalla richiamata CTU.

La Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per la Regione Veneto, con la recente sentenza n. 27/2023, depositata il 02.05.23, nella contumacia del medico convenuto, lo condanna al pagamento della somma di euro 236.385,00 ritenendo sussistente, alla luce della CTU espletata in sede civile, la sua colpa grave avendo prescritto un programma terapeutico del tutto incongruo e irrazionale che aveva ulteriormente compromesso in tempi rapidi le condizioni di salute della paziente sino agli esiti fatali già descritti.

Nel quantificare la predetta somma in misura minore di quanto richiesto dalla Procura, la Corte ha tenuto conto anche del negligente comportamento tenuto dagli altri sanitari prima dei fatali controlli effettuati dal convenuto, il cui comportamento causale viene ritenuto comunque prevalente.

A cura di Sergio Fucci - Giurista e bioeticista, già consigliere presso la Corte d’Appello di Milano e magistrato tributario

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