Falsa perizia

Due medici, nominati CTU in una controversia civile relativa alla responsabilità di un sanitario nei confronti di un paziente, espletata la consulenza e depositata la loro relazione, vengono denunciati in sede penale per il delitto doloso di falsa perizia (art. 373 c.p.).

Il P.M. chiede l’archiviazione per infondatezza della notizia di reato contenuta nella suddetta denuncia, ma il denunciante si oppone sostenendo l’esistenza di errori e incompletezze nell’elaborato dei CTU ai quali nella sostanza addebita una condotta ispirata a non corretti canoni scientifici e anche una violazione del principio del contraddittorio.

Decidendo sulla predetta opposizione all’archiviazione richiesta dal rappresentante della pubblica accusa, il competente GIP con ordinanza depositata il 24.04.2023, dispone l’archiviazione del relativo procedimento per infondatezza della notizia di reato.

Nella motivazione del provvedimento il GIP, per quello che interessa in questa sede, osserva che la tesi dell’opponente è rimasta priva di sostegno negli atti di causa dai quali non emerge alcun contegno doloso degli indagati, anche alla luce del fatto che non sono stati prospettati plausibili moventi che avrebbero potuto indurre i CTU a comportarsi violando il principio di terzietà; che, comunque, manca completamente la prova del dolo non essendo stata dimostrata una “divergenza intenzionale” tra il convincimento reale degli indagati e quello da essi manifestato nell’elaborato oggetto di contestazione; che, infine, non vi sono i presupposti per la derubricazione del fatto denunciato ai sensi dell’art. 64 cpc dato che la consulenza è solidamente ancorata alla letteratura di riferimento, è motivata sul piano scientifico ed è basata anche su una accurata visita personalmente condotta sul paziente (parte lesa nel procedimento civile) e quindi deve essere esclusa anche la dedotta grave imperizia dei CTU.

A cura di Sergio Fucci - Giurista e bioeticista, già consigliere presso la Corte d’Appello di Milano e magistrato tributario