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Caso Pifferi

Caso Pifferi

La competente Corte d’Assise, con sentenza n.02/2024, depositata l’08.08.24, nel motivare la decisione con la quale ha ritenuto responsabile del reato di omicidio volontario una madre convivente per avere tenuto una condotta omissiva di abbandono della propria figlia di circa un anno e mezzo cagionandone la morte per una “forte disidratazione” e la conseguente condanna alla pena dell’ergastolo, ha affermato, per quello che rileva in questa sede, che i genitori sono titolari di una specifica posizione di garanzia verso i figli ai sensi dell’art. 147 c.c. che impone, tra l’altro, di tutelare la vita e l’incolumità dei minorenni, essendo espressamente loro demandato un dovere di cura, mantenimento e assistenza della prole.

Ha aggiunto la Corte che il comportamento dell’imputata, a suo giudizio, è stato sorretto dal dolo eventuale in quanto tenuto nella consapevolezza del concreto rischio mortale per la bimba in conseguenza del prolungato abbandono della figlia non assistita da altra persona.

In sostanza, è stata attribuita all’imputata, con ragionevole certezza, la concreta previsione dell’evento morte della figlia, accadimento non intenzionalmente e direttamente voluto, ma rientrante nell’ambito del dolo eventuale secondo i principi sanciti in sede di legittimità.

Va precisato che il caso, noto per il risalto che ha avuto nei quotidiani e negli altri organi di informazione, è stato oggetto solo di un giudizio di primo grado e che la sentenza sopra citata non è ancora passata in giudicato perché ragionevolmente impugnabile. 

Se negli altri gradi di giudizio, ad esempio, venisse esclusa la presenza del dolo eventuale, la situazione processuale dell’imputata cambierebbe notevolmente perché sarebbe ipotizzabile l’omicidio colposo e non quello volontario.

a cura di Sergio Fucci - Giurista e bioeticista, già consigliere presso la Corte d’Appello di Milano

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