Come oggi ormai tutti sappiamo, il destino biologico di un individuo è, almeno in parte, determinato dal suo corredo genetico. La medicina moderna sempre più si deve confrontare con aspetti delle malattie dai quali emerge un ruolo importante giocato dalle varianti geniche, ovvero dai polimorfismi, che possono condizionare l’insorgenza di svariate malattie, o determinarne la gravità, e che almeno in alcuni casi è utile conoscere, anche per mettere in atto specifiche strategie di tipo preventivo. Nel corso dell’evoluzione umana determinate varianti geniche hanno conferito un vantaggio selettivo e si sono diffuse in alcune popolazioni e in alcune aree geografiche, mentre altre varianti hanno avuto un destino opposto, diventando sempre più rare o scomparendo del tutto. Quest’ultimo caso, della totale scomparsa, si presume che ci debba essere del tutto ignoto, dal momento che l’analisi genetica in medicina si limita alle popolazioni attuali e non può essere condotta su quelle del passato, e soprattutto di un passato remoto, delle quali non resta ormai alcuna traccia.
E se invece qualche traccia di antichi DNA fosse ritrovata? Sarebbe allora possibile studiarla? E avrebbe senso farlo, magari per puro scopo comparativo? Che informazioni potremmo ricavare dal genoma dei nostri antenati? Il lavoro intende dare una risposta a queste domande.
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